giovedì, ottobre 26, 2006

Tutto scorre

Genere: fantascienza

Questo è il secondo racconto che presentai all'edizione 2005 del concorso Racconti dall'Oltrecosmo.


Se preferite potete scaricare il testo in versione pdf

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Buona lettura.

Castelli sulle nuvole di Alessandro Bardi
foto realizzata da A. Bardi

Tutto scorre


Andrea e il piccolo Tommy uscirono insieme quella calda mattina d’estate, il cielo era limpido, sgombro da nuvole e soffiava solo una lieve brezza che scompigliava i capelli del piccolo.


- Oggi papà ha tutto il giorno libero, sei contento? – disse Andrea mentre attendevano che il semaforo diventasse verde permettendogli di attraversare.


- Certo papà


La voce elettronica avvisava i pedoni che ora il passaggio era permesso. Andrea era felice, era da un po’ che non passava un po’ i tempo con suo figlio; lo guardava affrettarsi per poter stare al suo passo muovendo velocemente i piedini e saltellando per riportarsi al pari con la camminata del padre; lo guardò teneramente stringendo a se la sua morbida manina.


- Guarda , la signorina Carla, ti ricordi di lei? Era amica della mamma, su saluta..


Il piccolo Tommy aprì e chiuse la sua piccola mano in segno di saluto come usano fare spesso i bambini.


- Oh, salve signor Andrea , mi scusi se non mi trattengo ma stamane mi coglie proprio in un brutto momento – la donna ostentò un sorriso ed alzò il passo.


Andrea non ci fece caso.


- Cosa ti va di fare piccolo mio? Andiamo al parco?


- siiii.


Era stato sempre affascinato dal parco cittadino, suo padre lo portava sempre lì la domenica quando era piccino, certo molte cose sono cambiate da allora, ora sono i robot che si occupano della gestione del parco, molte delle giostre di un tempo sono state sostituiti da elaborati congegni tecnologici che secondo lui non potevano assolutamente reggere il confronto con altalene e scivoli, ma il tempo passa, la gente cambia, e probabilmente anche i gusti dei bambini subiscono lo stesso destino.


L’ingresso del parco lo lasciava sempre di stucco, il cancello verde smeraldo ricordava che gli trasmetteva qualcosa di, quasi magico, con queste piante rampicanti che si contorcevano avvinghiando tutto il muro di cinta e raggiungevano il cancello da entrambi i lati ricoprendolo per intero fino a ricongiungersi al centro di esso creando un effetto portentoso agli occhi di un fanciullo.

Certo per i bambini era qualcosa di enorme, mastodontico, mentre per un adulto non era niente di eccezionale, ma erano le sensazioni, ecco, il ricordo delle sensazioni che provava una volta che non lo avevano mai a abbandonato.


Giunti all’enorme prato che si estendeva al centro del parco Tommy afferrò una palla e iniziò a giocarci; Andrea si sdraiò poco distante osservandolo. Quel bambino era tutto per lui, non riusciva ad immaginare come sarebbe stata la sua vita senza, e poi rappresentava il sacrificio ultimo di sua madre, morta per concepirlo.


Andrea cadde in una sorta di ipnosi nell’osservare il figlio che giocava e ad una tratto la sua attenzione passò dal rotolare della soffice palla, al volteggiare di una splendida farfalla che era capitata inconsapevolmente nel suo campo visivo a pochi centimetri dal suo naso. Era arancione con riflessi dorati e alcune striature nere lungo le ali sembravano lasciare una scia a seguito dei suoi rapidi movimenti. Si posò dolcemente su uno stelo come incuriosita da una minuscola goccia di rugiada che giaceva pigramente sulla parte superiore di esso. La farfalla pose le sue zampine ai margini della goccia, quasi a volerla afferrare, ma , evidentemente in difficoltà, iniziò a compiere dei movimenti convulsi che la portarono a romperla permettendole così di divincolarsi dividendosi in mille goccine minuscole così da potersi porre al sicuro nelle profondità della terra.


La farfalla volò via rompendo l’incanto e riportando Andrea alla realtà; Tommy era caduto e ora era lì a pochi passi da lui che scrutava l’enorme buco nei suoi pantaloni. Subito si precipitò da lui a rotta di collo :

- Come stai piccolo? Vediamo…ah non ti sei fatto nulla, ma perché non stai più attento? – disse il padre seriamente.


- Papà non mi sono fatto nulla…ma starò più attento .. prometto – rispose sorridendo.


- Bravo piccolo. Ma perché giochi da solo? Dai troviamo qualche bambino della tua età. Uh c’è Carlo con suo figlio Luca.


Andrea si avvicinò all’amico:


- Carlo che ne dici di far giocare un po’ Luca con Tommy?


- Uhm…non saprei Andrea, Forse è meglio di no.


- Beh, ma si divertirebbero insieme.


-Uh..no, no, Andrea non insistere. E poi stavamo gusto per andar via.


Tornò da Tommy sconsolato e triste – Stanno andando via….mi spiace –


- Non preoccuparti papà Posso divertimi anche da solo – disse abbracciando il proprio vecchio e baciandolo teneramente.


Andrea lo strinse forte a sé e sentì che gli occhi gli divennero lucidi.


Rimasero al parco sino al primo pomeriggio quando partirono per il colle Lioso.


- Non ti ci ho mai portato vero? –


- No papà mai.


- Si dice che il castello su quella fortezza, anche se ora è praticamente un rudere, abbia ospitato molti abitanti della nostra città durante l’ultimo conflitto e che il tramonto che si può ammirare dalle sue torri sia di incomparabile bellezza.


- Wow


Andrea non ebbe nemmeno il tempo di spegnere il motore che Tommy era già sceso e correva verso il castello dalla particolare forma ottagonale.

Corsero per delle ore per le sale enormi del castello abbandonato: si nascondevano, si rincorrevano, e Andrea si divertiva, come non si divertiva da tempo.


Al tramonto si portarono su una delle torri; lo spettacolo era davvero eccezionale il disco scarlatto era appena scomparso dietro le montagne e irradiava nel cielo in tutte le direzioni magiche tonalità di arancio giallo e oro che andavano ad investire tutto ciò che si trovava nel cielo, nuvole e uccelli lontani. Rimasero lì fin quando lo spettacolo non si esaurì del tutto, poi Tommy prese la mano del padre :


- Torniamo a casa ?


-Certo, piccolo mio.


Il viaggio di ritorno si svolse in una silenziosa atmosfera di serenità.


- Ti sei divertito Tommy? - chiese Andrea mentre apriva la porta di casa.


- Tanto, papà. Ora però ho sete !!


- Hehe...va bene riposati un pò in soggiorno mentre vado in cucina a prenderti qualcosa.


Mentre versava l' acqua uno strano Bip continuo e insistente proveniente dalla sua cinta lo turbò facendogli mancare totalmente il bersaglio :


- Energia per adattamento olografico e rendering 3D insufficiente, spegnimento in corso - scandì una voce elettronca.


Andrea corse in soggiorno, guardò suo figlio, e un velo di tristezza infinita e incommensurabile vuoto si proiettò sul suo volto; si lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia tenendosi la testa tra le mani. Piccole gocce sembravano essere rimaste intrappolate tra i suoi occhi e le forti e robeste dita serrate, ma non ci misero molto a trovare uno spiraglio e a sfuggirgli scomparendo nella folta moquette.

Rimase in ginocchio, al buio, a fianco dell'anonimo fantoccio farcito di circuiti senza vita.


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