venerdì, novembre 03, 2006

Pasolini: Accattone, Mamma Roma, Uccellacci & Uccellini...

Non sono un critico e il mio cognome non è Morandini.

Non ho nemmeno “studiato” cinema, ma credo, come molti altri nella mia stessa situazione di avere pieno diritto di dire la mia su qualunque argomento cinematografico.

Perché? Ma perché noi, milioni di persone la cui opinione spesso viene ridicolizzata dai così detti “esperti”, da gente che ha letto libri su libri che gli hanno “insegnato” cosa pensare di Tarkovskij, cosa elogiare di Kubrik, cosa apprezzare di Kurosawa, noi siamo il pubblico.

E senza pubblico il cinema non esiste.

D’altra parte non tengo nemmeno a drogare la mia testa, a piegare le mie opinioni a quelle di un signor nessuno che basandosi sul nulla ha deciso cosa è bello e cosa no, cosa è cultura e cosa è stupidità, cosa merita di essere visto e cosa no e perché.

Questa notte (beh sono le due del mattino) voglio scrivere qualcosa su tre film di Pasolini che ho visto di recente : Accattone, Mamma Roma e Uccellacci e Uccellini.

So che molta gente non sarà d’accordo con quello che scriverò, ma vi do una notizia: non mi interessa.

Non mi dilungherò molto con pesanti elucubrazioni ma mi limiterò ad esprimere la mia opinione.

Il primo film è Uccellacci e Uccellini (1966).

Che dire di questo film a parte che è di una pesantezza unica?

Beh ci sono altre cose che si possono dire: per esempio che quello che Pasolini definisce “surrealismo delle favole” è semplicemente una storpiatura mal riuscita del surrealismo di Bunuel.

Come si concretizza questo surrealismo?

Un Totò a cui sono state stroncate le ali accompagnato da un Ninetto Davoli versione tonto (che peraltro interpreta magistralmente) camminano per ORE lungo una strada alla periferia di Roma in preda ai morsi della fame.

Sfrattano gente da una proprietà nella periferia romana e incontrano un corvo che parla bolognese (ah scusate, rappresenta l’intellettuale marxista decaduto come ci tiene a precisare Pasolini durante il film con delle scritte, conscio forse del fatto che non l’avrebbe capito nessuno).

Il film evolve tra metafore, immagini che richiamano eventi storico-politici del tempo e personaggi noti (Togliatti) eseguite con una staticità e una sequela di stratagemmi che, forse, si addicono alla carta stampata, ma deludono e annoiano se riportati sullo schermo.

Per quanto riguarda Accattone (1961) e Mamma Roma (1962), le mie parole non possono che fare eco a quelle dei suddetti critici: si tratta senza dubbio di capolavori .

Su entrambi è evidente l’influenza del celebre romanzo “Ragazzi di vita”.

In Accattone (come in Mamma Roma), ci vengono mostrati scorci della Roma più povera alla fine degli anni 50. Gli immensi spazi adorni da casolari costituiscono il modo degli umili, le cui alternative di vita si riducono alla fame, ai furti, alla prostituzione, o a spezzarsi la schiena a raccogliere bottiglie di vetro dalla discarica per pochi spiccioli.

Accattone è un bulletto di periferia, uno sbandato che non vive, ma sopravvive mantenuto da una donna che spinge alla prostituzione; diversi sono i suoi tentativi di redimersi, di cambiare, ma tutti si traducono in un fallimento.

Gente che nasce in un baratro dalle pareti troppo lisce per essere scalate.

La scelta della musica sacra che accompagna sempre l’Accattone si sposa perfettamente con il contesto e aiuta a trascinare lo spettatore nell’atmosfera che il regista riesce a creare.

Mamma Roma è quasi una “evoluzione” dell’Accattone. Ci sono le borgate, le prostitute, gli “accattoni” ma c’è qualcosa in più.

Mamma Roma è una prostituta che decide di cambiare vita. Si riprende il figlio, affidato a una famiglia che abita in provincia, e va ad abitare con lui in una borgata della capitale.

Nella figura di Mamma Roma vediamo ancora una volta il tentativo dell’umile di risalire, di allontanarsi dall’ignobile destino che il fato sembrava aver disegnato per lui. Il senso della responsabilità, il cui significato questa ex-prostituta ignorava prima di trovarsi al confronto con la vita dissoluta a cui si riduce il figlio, si sviluppa lentamente durante l’evolversi del film.

Tutti questi elementi, uniti alla stupenda ripresa finale del figlio morto che richiama con una straordinaria precisione il quadro del Cristo morto del Mantenga fanno di questo film un tassello fondamentale della storia del cinema italiano.


NB. Non è mia intenzione denigrare tutta la categoria dei critici cinematografici. Mi è semplicemente impossibile rispettare coloro che, ritenendosi appartenenti alla categoria suddetta, lasciano che il loro senso critico sia soffocato represso e manipolato dalle "teorie" altrui.


Ecco un omaggio a Pasolini.


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3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ieri sera su rete 4 stava Uccellacci e uccellini :)
battistis

11/03/2006 09:49:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

I critici sono inutili , se non per orientarsi e magari avere suggerimenti per una visione più attenta data da un occhio più esperto, o un po' di stroia ( ma quella a chi serve?) .
Il pubblico finanzia i film e nemmanco visto che le persone se li scaricano i film
QUindi Il cinema non è nulla senza finanziamenti, che verrano da petrolieri o negozi di mobili quindi
Il cinema non è nulla senza il petrolio o il legno.
CMq Uccellacci etc. non lo vedo da un sacco ma lpo ricordo come un bel film me lo rivedrò .

11/03/2006 02:01:00 PM  
Anonymous Anonimo said...

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ed ora che li ho utilizzati, posso parlare liberamente, anch'io non lo vedo da tempo uccellacci e lo rivedrò... ricordo che quando lo vidi da ragazzino mi flashò, ma che vuol dire, pure i power rangers mi flashavano.... per quanto riguarda accattone sono pienamente d'accordo... mamma non lho mai visto ma... ci tengo a sottolineare quello che dal mio punto di vista è l'apice del cinema pasoliniano, ossia il vangelo... ooo se non lo siete ancora visto, vedetevetevelo...

-adl
, ,

12/19/2006 06:51:00 PM  

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